Si torna a parlare di influenza aviaria in seguito alla scoperta di una nuova variante trovata in alcuni bovini
Resta altissima l’attenzione sui focolai di influenza aviaria che quasi ogni settimana vengono scoperti. Uno di essi è stato individuato, nei giorni scorsi, anche in Italia rendendo necessario l’avvio del procollo di isolamento e abbattimento di decine di migliaia di polli per evitare la diffusione incontrollata della malattia.
In queste ore è arrivata anche un’altra preoccupante notizia: ovvero la scoperta di una nuova variante di influenza aviaria. Gli esperti l’hanno trovata in alcuni bovini nello stato Usa del Nevada e stanno valutando le possibili implicazioni di tale variante per la salute umana. Ecco tutti gli ultimi aggiornamenti a riguardo.
Le preoccupazioni sollevate dagli scienziati in merito alla capacità di questa nuova variante di influenza aviaria di infettare l’uomo sono concrete. Tutto nasce dall’individuazione della variante in quattro mandrie da latte che si riteneva avessero il medesimo ceppo che da tempo circola nelle mucche degli Usa: ad un’analisi più approfondita ci si è resi conto che non era così e che quello che le aveva infettate era una versione differente del virus, come sottolineato dall’Usda, il dipartimento dell’agricoltura americano.
La variante trovata in questi bovini è già nota ma essa circola prevalentemente negli uccelli selvatici. La preoccupazione deriva dal fatto che a causa di questa mutazione un adolescente in Canada ha riportato gravi conseguenze per quanto riguarda la salute e sempre a causa della variante si è verificato, lo scorso mese, il decesso di un anziano nello stato della Louisiana. Gli esperti hanno rilevato in questi due casi lo sviluppo di mutazioni mentre erano già malati, segnale questo del fatto che il virus sarebbe in grado di evolversi rapidamente riuscendo ad infettare anche le cellule umane.
La variante in questione è nota come genotipo D1.1 è preoccupa proprio per la possibilità che in taluni casi possa risultare anche mortale per l’uomo. Inoltre tale scoperta rappresenta la conferma di un ulteriore caso di passaggio nei bovini da latte del virus; questo renderà il percorso di eliminazione dell’aviaria dallle mandrie molto più difficile di quanto preventivato. Si teme inoltre che con il tempo questa versione del virus possa riuscire ad adattarsi all’uomo acquisendo ulteriori mutazioni.
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