Dopo due anni di estrema difficoltà, il costo generale del mutuo torna a scendere, e ora si tratta di capire quale tasso preferire.
Un vero dilemma: meglio optare per il tasso fisso o per quello variabile? A fine gennaio 2025 la BCE ha operato l’ennesimo taglio al costo del denaro riducendo il tasso di interesse di 25 punti base. Il taglio ha portato il tasso di interesse di riferimento al 2,75%. E si è trattato di un’attesa conferma, ovvero di un nuovo intervento coerente al piano politico di stimolo monetario adottato dall’UE per far fronte all’inflazione generata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
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Già da un annetto, in effetti, il mercato del credito sembra aver recepito il messaggio. Banche e istituti creditizi hanno infatti cominciato a proporre finanziamenti per l’acquisto della casa a tassi più convenienti. Nel 2024, tuttavia, il mutuo a tasso fisso ha rappresentato la scelta quasi obbligata per i consumatori, perché più conveniente. Tutti i mutuatari, per difendersi dalle numerose fluttuazioni subite dal tasso variabile, hanno dunque optato per contratti a tasso fisso o hanno chiesto una surroga, per passare dal tasso variabile a quello fisso.
Ma la situazione sta cambiando velocemente… La scelta tra un mutuo a tasso fisso o variabile dipende sempre diversi fattori, anche se le condizioni attuali del mercato sembrano indicare un nuovo trend. Il potenziale risparmio rappresentato dai tassi di interesse in discesa è infatti sotto gli occhi di tutti. Un nuovo mutuo a tasso variabile potrebbe infatti offrire al richiedente una rata iniziale più bassa.
Mutuo, guida alla scelta fra tasso fisso e variabile nel 2025
Con i tassi di interesse che stanno scendendo, il tasso variabile potrebbe insomma sembrare una buona opzione. Ma è davvero così? Attualmente il tasso fisso è ancora più conveniente rispetto al variabile. Quest’ultimo, però, appare in continua discesa. E secondo gli analisti, con altri due tagli operati dalla BCE nel 2025, si giungerà al riequilibrio dei due tassi. Finora, il tasso fisso ha rivelato un TAN medio (il tasso annuo nominale) sul 2,45%. Il miglior tasso variabile ha invece espresso, a dicembre 2024, un TAN al 3,26%.
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In linea generale, dato che i mutuatari devono ragionare sul lungo termine (la durata media dei finanziamenti per comprare casa è quasi sempre sopra i vent’anni), il tasso variabile sembrerebbe al momento la soluzione più sensata. Ma, dall’altro lato, bisogna capire che è sempre difficile prevedere l’andamento dei mutui nel corso nel tempo.
La scelta dovrebbe quindi basarsi sempre sulle necessità specifiche del mutuatario. Il tasso fisso riesce a garantire una rata costante e dunque una certa prevedibilità delle spese, interpretabile come protezione contro eventuali aumenti dei tassi di interesse.
Già nel 2026, però, il tasso fisso potrebbe risultare più costoso, qualora i tassi di interesse dovessero scendere molto. Il tasso variabile esprime dunque un potenziale risparmio e la possibilità di affrontare una rata iniziale più bassa. Tutto ciò a fronte di una maggiore incertezza futura.